La scienza e l'Europa. Dal Seicento all'Ottocento by Pietro Greco

La scienza e l'Europa. Dal Seicento all'Ottocento by Pietro Greco

autore:Pietro Greco
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Europa, asino d'oro, le gerle, asino d'oro edizioni, Newton, Keplero, Galileo, Cartesio, scienza, accademia, Royal Society, accademia dei lincei, positivismo, Leibniz, Kant, Maxwell, Mendeelev, Darwin, rivoluzione scientifica, Pietro Greco
editore: L'asino d'oro edizioni
pubblicato: 2016-12-26T16:00:00+00:00


3.3.2 Galileo Galilei

L’epistemologia di Francesco Bacone è molto chiara e, come abbiamo detto, costituirà la base teorica su cui poggerà l’azione della Royal Society. Ma, intanto c’è un altro filosofo, Galileo Galilei, che va proponendo un approccio diverso. Uno teologico, l’altro epistemologico. I progetti riguardano fasi diverse della via di Galileo, ma hanno molti punti in comune e, nel loro insieme, sono alla base della scienza moderna.

Il primo progetto, che si snoda tra il 1910 e il 1916, e si manifesta attraverso la Lettera a Benedetto Castelli, le due lettere a Monsignor Dini e alla più nota e articolata Lettera a Maria Cristina di Lorena, ha una natura teologica. Non a caso, perché con esso il cattolico Galileo si prefigge di ‘convertire la Chiesa di Roma’. O meglio, impedire al papa cattolico di mettersi sulla strada della scienza e di regalare ai protestanti questo straordinario strumento di progresso culturale, civile ed economico.

Il succo delle ‘lettere teologiche’ di Galileo è che la verità intorno alla natura è oggettiva: ed è stata scritta da Dio in due libri (il libro della natura, la Bibbia) con linguaggi che sono entrambi attingibili all’uomo. Solo che uno è matematico e consente a coloro che lo posseggono (gli scienziati) di catturare direttamente e pienamente le verità della natura; l’altro è metaforico, proposto nelle Sacre Scritture, in cui Dio spiega la natura anche ai più semplici. Nelle Sacre Scritture la verità intorno alla natura è velata e può essere rivelata solo mediante una non facile opera di interpretazione (a opera dei teologi). Con questa impostazione, Galileo divide definitivamente la ricerca teologica da quella scientifica. Sono due dimensioni diverse e nessuna può e deve invadere il campo dell’altra. Ciascuna può (deve) godere di piena autonomia e libertà. Ma dice di più: in fatto di verità intorno alla natura i soli titolati a parlare sono gli scienziati, perché la raggiungono direttamente e con una pienezza che su singoli aspetti (su alcune preposizioni) è ‘intensive’ simile a quella di Dio. Assoluta, appunto.

Galileo perde la battaglia teologica con l’ingiunzione da parte di Bellarmino a non diffondere più le tesi copernicane e a lasciare solo ai teologi l’interpretazione delle Scritture ove contenuta anche la verità intorno alla natura.

Qualche anno dopo Galileo abbassa il tiro, lascia perdere la sfida teologica e si cimenta solo con la questione epistemologica in quello straordinario capolavoro di letteratura polemica che è Il Saggiatore, pubblicato il 20 ottobre 1623. In esso il primario filosofo e matematico del Granducato di Toscana definisce la differenza tra accidenti primari (i moti, i numeri) e accedenti secondari (le percezioni degli uomini e degli animali); definisce una teoria della materia, costituita, a suo dire, da ‘particelle minime’ e invisibili (gli atomi, le molecole) che interagiscono con il nostro corpo provocando la sensazione di caldo e di freddo, di profumato e nauseabondo, di rumoroso e silente. Nel Saggiatore Galileo spiega anche che la scienza non è un luogo dove ha necessariamente ragione la maggioranza o coloro che gridano di più.

Ma, soprattutto, tratteggia, in poche



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